Quando si diventa genitori la vita cambia radicalmente. E la coppia, che fine fa? Esistono ancora un lui e una lei che si amano come una volta oppure si trasformano in solerti mamma e papà? E come si fa a conciliare il nuovo ruolo di genitori e l’essere coppia? Per rispondere a questi interrogativi e sapere perché è importante mantenere la diade, nonostante il nuovo arrivato o la nuova arrivata, abbiamo chiesto il parere della nostra esperta, la dottoressa Rossella Aromando, nostra Psicologa/Psicoterapeuta, specialista in terapia relazionale integrata del team di Neuropediatria e psicologia clinica della Diagnostica Specialistica Bios.
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1. Dottoressa Aromando, l’arrivo del nuovo nato porta con sé inattese e immense gioie, ma al contempo causa involontariamente la rottura di un equilibrio precostituito. Come si può conciliare il nuovo ruolo di genitori e l’essere coppia?
La nascita di un figlio rappresenta un momento cruciale nella vita di un individuo, un passaggio che richiede un impegno di ristrutturazione della propria identità di donna e di uomo, un riadattamento della relazione di coppia e una riconfigurazione dei rapporti con le famiglie di origine e con il mondo esterno.
Diventare genitori è un’occasione di arricchimento del proprio sé e della propria coppia, ma è anche un’esperienza complessa, che ci parla di un mondo ricco di emozioni intense e a volte contraddittorie, di grande felicità e contemporaneamente di paura e inadeguatezza. Considerando la teoria dell’attaccamento di Bowlby, l’obiettivo primario del buon genitore è quello di assicurare una continua protezione al neonato, di fornirgli una “base sicura” che gli consenta di sviluppare in modo sempre più adeguato le sue funzioni psicofisiche in rapporto al contesto di riferimento. In questa fase è molto importante che la coppia sia in grado di rinegoziare in modo funzionale i confini tra i due livelli della loro relazione, l’essere coppia e l’essere genitori.
Gli studi suggeriscono che un rapporto di coppia soddisfacente sarà in grado di garantire maggiormente un clima familiare adeguato allo sviluppo del bambino. Bisogna, pertanto, non dimenticare mai di preservare lo spazio della coppia, adattandosi però contemporaneamente alle esigenze del nuovo arrivato.
2. Quali sono i motivi più frequenti che possono causare la trasformazione di una coppia?
Ogni individuo ha la sua storia, ogni coppia ha le sue specificità, che possono influenzare profondamente la capacità di negoziare positivamente il passaggio alla genitorialità. Sono molti i fattori che possono intervenire: l’età e la maturità dei genitori, il loro stato di salute psicofisico e il decorso post-partum della mamma, il livello di soddisfazione coniugale preesistente, il supporto sociale di cui dispongono, il temperamento del bambino. È bene ricordare che l’entrare in relazione con il proprio figlio fa emergere nei genitori aspetti di sé inaspettati, si rivivono le dinamiche che si sono vissute con la famiglia di origine e, non sempre, ci si ritrova ad essere quel padre o quella madre che si era fantasticato di essere. Bisogna allora darsi il tempo e avere le risorse per imparare a conoscere questi nuovi aspetti, sviluppare la capacità di vivere la diversità, propria e del partner, riconoscersi nei propri bisogni e beneficiare della possibilità di condividerli con il/la proprio/a compagno/a. I coniugi devono pertanto essere in grado di supportare e accompagnare i propri cambiamenti e quelli del partner, senza viverli come minacce per se o per la propria relazione.
3. Come si fa a prevenirli?
Soprattutto nei primi anni di vita del bambino, sarà necessaria una riorganizzazione del tempo, una ridefinizione di regole e spazi nel rapporto, un’attenzione particolare alla comunicazione e all’ascolto all’interno della coppia. Per mantenere un buon equilibrio di coppia, bisogna ricordarsi che i momenti di tensione o d’incomprensione nella coppia sono normali e non vanno radicalizzati. Potrebbe essere utile, a tal proposito, decidere di ritagliarsi quotidianamente del tempo di qualità per riscoprirsi complici, innamorati e per sostenersi reciprocamente. Bisogna imparare a includere nella relazione coniugale aspetti connessi alla genitorialità, i due devono potersi confrontare sull’atteggiamento educativo e sulle modalità di accudimento del figlio, per pervenire a un accordo. È inoltre fondamentale la rinegoziazione dei confini e dei ruoli delle famiglie d’origine. I nonni rappresentano sicuramente un legame affettivo e di continuità storica per i propri figli e possono diventare una risorsa nei momenti di bisogno della coppia, ma i neo-genitori devono trovare nella propria famiglia il riferimento principale per la crescita del figlio.
4. Potremmo stilare un decalogo di “sopravvivenza” per le coppie che divengono genitori?
UNO
Non cercare di essere perfetti, provare invece a “crescere” insieme al bambino, valorizzando le proprie risorse e accettando i propri limiti, sia come partner sia come genitori.
DUE
Dedicarsi degli spazi quotidiani, anche brevi, come coppia ma anche come individui. Molti genitori, le mamme in particolare, sentono invece il bisogno di sacrificare il proprio tempo e le proprie passioni per dedicarsi esclusivamente alla cura del bambino.
TRE
Condividere il più possibile le modalità educative e di accudimento del proprio figlio. Entrambi i genitori devono sentirsi coinvolti e uniti nella cura del loro bambino.
QUATTRO
Bisogna darsi il tempo giusto per ridefinire la relazione coniugale e le sue modalità comunicative, provando insieme a rinegoziare in modo funzionale i confini tra l’essere moglie/madre e l’essere marito/padre.
CINQUE
Non avere paura dei cambiamenti, considerare il momento dell’arrivo di un figlio come una fase di transizione che, per sua natura, comporta delle trasformazioni nei nuovi genitori come individui e come coppia. Alcuni stati emotivi particolari, momenti di tensione o d’incomprensione nella coppia sono assolutamente naturali e non vanno estremizzati.
SEI
Accogliere i cambiamenti (anche emotivi) necessari al nuovo status, cercando di conservare il senso della propria identità e continuità nel tempo, sia come singolo sia come coppia.
SETTE
Esprimere sinceramente i propri sentimenti e le proprie preoccupazioni al partner. Spesso nelle coppie circola una convinzione irrazionale, basata su un pensiero magico, secondo la quale due persone che si amano veramente non hanno bisogno di parole, ma sono capaci di percepire istintivamente pensieri e sentimenti del partner.
OTTO
Ridefinire le relazioni e i confini con le proprie famiglie d’origine, in virtù dell’acquisizione dello stesso ruolo genitoriale.
NOVE
Rinegoziare i rapporti con l’ambiente esterno (amici, lavoro …) in base alle esigenze della famiglia.
DIECI
Non pensare di dovercela fare per forza da soli. È assolutamente sano per i coniugi e funzionale alla crescita psicofisica del nuovo arrivato, chiedere aiuto a parenti o baby sitter per la gestione quotidiana della casa e del bambino, o rivolgersi a un professionista per superare le difficoltà emotive e relazionali che possono caratterizzare la vita della nuova famiglia e che potrebbero minacciare il benessere dei genitori e del bambino.
5. Infine, si può parlare di “manutenzione” dell’amore?
Sì, non possiamo pretendere che crescano fiori rigogliosi da una terra arida, non coltivata. Il rapporto con il partner muta nel tempo, evolve e una buona relazione di coppia si costruisce quotidianamente all’interno di un processo dinamico creato dall’intimità, dal confronto, dalla condivisione, dai compromessi e dalla progettualità, ma anche dai conflitti e dalle difficoltà.