Il pediatra è il primo e spesso unico nutrizionista della famiglia. Per evitare di diventare un adulto sovrappeso o sottopeso occorre effettuare costanti controlli clinici dello stato di salute del bambino e adottare corretti stili di vita. Essere in sovrappeso in età evolutiva è un problema che si sta largamente diffondendo.
Oggi, in Italia, 1 bambino in età scolare su 3 è sovrappeso o obeso, mentre il 50% degli adolescenti obesi tende a consolidare la patologia, rischiando di diventare un adulto obeso. Il team medico specialistico di alimentazione consapevole supporta tutta la famiglia per scoprire insieme il piacere di mangiare sano restando al passo con i ritmi frenetici di ogni giorno. I nostri medici specialisti affiancano le famiglie anche nell’organizzare al meglio la spesa, la cucina, l’alimentazione della famiglia e del bambino grazie al supporto del coach alimentare disponibile anche on-line.
Il servizio di Dietologia Pediatrica prevede una visita specialistica per analizzare i seguenti aspetti:
- Educazione alimentare
- Disturbi alimentari
- Corretti stili di vita
RESPONSABILE DEL SERVIZIO
Dr. Giorgio Pitzalis
Medico Chirurgo Specialista in Gastroenterologia
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La Dietologia Pediatrica
Tradizionalmente, la Pediatria si occupa del mantenimento della salute e della prevenzione delle malattie, attraverso la promozione di una buona alimentazione. Una nutrizione adeguata esercita, infatti, importanti conseguenze tanto sulla salute, in generale, quanto sulla crescita e sullo sviluppo del bambino, in particolare.
L’apporto di elementi nutritivi appropriati esercita inoltre un ruolo essenziale nel trattamento di diverse patologie e contribuisce a ridurre la morbilità e la mortalità connesse con numerose affezioni croniche e debilitanti. Negli ultimi anni il personale sanitario ha iniziato a preoccuparsi non solo degli effetti immediati dell’alimentazione del bambino, ma anche dei suoi effetti a distanza sulla salute e sulla longevità in età adulta.
Non vi è dubbio che molte condizioni patologiche riconoscono la loro origine durante la vita fetale, la prima infanzia e la fanciullezza, e che la predisposizione a queste affezioni è in parte ereditaria, ma è in parte connessa anche con certi fattori ambientali. Quantunque in questo campo siano state effettuate numerose ricerche sperimentali e cliniche, l’impressione generale è che queste ricerche abbiano fatto sorgere numerosi interrogativi nuovi, soltanto una minoranza dei quali ha, fino ad ora, ottenuto una risposta.
Ipertensione arteriosa: si è verificata una notevole diminuzione dei decessi causati da malattie cardiovascolari e ictus cerebrale, ma questi insulti, gli infarti del miocardio e le insufficienze renali, sono ancora responsabili di oltre il 50% dei decessi che si verificano annualmente nella popolazione adulta. La principale causa di cardiovasculopatie e ictus è rappresentata dall’ipertensione arteriosa, che si osserva in circa il 20% degli individui adulti.
In età pediatrica le interazioni fra fattori genetici e ambientali possono manifestarsi precocemente. Il comportamento della pressione arteriosa in età adulta può essere previsto in base ai valori pressori rilevati in età infantile, già a partire dai 4 anni di età. Molte ricerche sull’ipertensione essenziale hanno indicato che lo sviluppo di una condizione ipertensiva è dovuto, in qualche modo, a un’accentuata suscettibilità genetica nei confronti di una serie di fattori ambientali, fra i quali il consumo alimentare di sodio può essere il più importante.
Nei paesi non industrializzati, le popolazioni che evidenziano ridotti livelli medi di pressione arteriosa sono numerose. I componenti di queste popolazioni sono rappresentati da individui magri e attivi che consumano, con gli alimenti, una scarsa quantità di sodio e un’elevata quantità di potassio. La loro pressione arteriosa tende ad aumentare quando questi individui sono sottoposti ad una dieta di tipo “occidentale”. A questo proposito l’obesità non sembra essere un essenziale fattore di rischio, in quanto, nelle popolazioni magre e attive, che consumano una grande quantità di sodio, la diffusione dell’ipertensione arteriosa è sovrapponibile a quella rilevata nella popolazione americana. È stato poi dimostrato che, negli individui con ipertensione essenziale, una diminuzione del peso corporeo, con o senza limitazione dell’assunzione di sodio, è in grado di determinare un calo pressorio.
Da diversi decenni i produttori di alimenti per l’infanzia hanno smesso di aggiungere sale ai cibi dei bambini, ma questo provvedimento ha esercitato scarsi effetti per quanto riguarda il sale consumato dai bambini nel secondo semestre di vita, perché troppo spesso i genitori sono orientati a una precoce introduzione di alimenti preparati in ambiente domestico. Nelle età successive si assiste a un vasto consumo e pubblicità di alimenti pronti, snack e fast food. In linea generale una diminuzione dell’apporto calorico permette di ottenere, attraverso un decremento ponderale, una riduzione della pressione arteriosa. Anche il consumo di calcio e potassio, negli individui ipertesi, risulta costantemente inferiore. Infine un aumento dell’apporto alimentare di fibre vegetali si accompagna a una diminuzione dei valori della pressione arteriosa.
Aterosclerosi: fin dalla prima infanzia sono presenti deposizioni lineari di grasso a livello dell’aorta. Tra i 10 e i 25 anni la superficie dell’aorta interessata da infiltrazioni adipose aumenta progressivamente dal 7% al 23%. È stato inoltre rilevato che i livelli ematici di LDL-colesterolo sono tanto più elevati quanto maggiore è l’apporto di colesterolo con l’alimentazione (e minore il rapporto acidi grassi polinsaturi/saturi).
Il consumo di forti quantità di carboidrati conduce ad una diminuzione del HDL-colesterolo e a un aumento dei trigliceridi. Nei bambini obesi una riduzione dell’apporto calorico complessivo ha condotto ad un’efficace diminuzione dei livelli sierici di colesterolo. L’esecuzione di uno screening in età infantile, per il precoce rilievo di ipertensione e aterosclerosi, è fortemente raccomandata. Dovrebbero essere sottoposti a screening tutti gli individui con dati familiari di infarto prima dei 55 anni, vasculopatie, diabete, bambini con genitori che presentano alterate concentrazioni sieriche di lipidi, bambini o adolescenti sovrappeso/obesi o ipertesi.
Le raccomandazioni per i bambini, relativamente alla prevenzione dell’aterosclerosi sono le seguenti:
- alimentazione esclusiva con latte materno (quando possibile) durante tutto il primo anno di vita;
- alimenti per il divezzamento senza aggiunte di zucchero o sale da cucina;
- apporto alimentare appropriato per il mantenimento di un peso corporeo ideale;
- apporto di grassi che si limiti a soddisfare il 35% dell’apporto calorico complessivo. Fra i grassi alimentari dovrebbe essere compreso l’acido linoleico (olio extravergine di oliva);
- apporto appropriato di cereali integrali, di frutta e di verdura, e ridotto apporto di sale e zucchero raffinato;
- svolgimento di un’adeguata attività fisica.
Ovviamente questi interventi dovrebbero essere effettuati sull’intera famiglia al fine di comportare un deciso e stabile mutamento delle abitudini di vita, difficili da modificare nelle epoche successive. Nelle ultime decadi, il miglioramento delle condizioni di nutrizione si è tradotto in un aumento delle affezioni “da ipernutrizione”, come l’obesità, il diabete, l’ipertensione, le coronaropatie e ictus cerebrale. Sempre più ampie sono inoltre le prove del fatto che l’alimentazione di tipo occidentale si accompagna a un’aumentata incidenza di neoplasie maligne dell’apparato gastroenterico.
Insomma … “fa che il cibo sia la tua Medicina e che la Medicina sia il tuo cibo” (Ippocrate).
Giorgio Pitzalis
Dietologia Pediatrica. Leggi anche: Storia dell’alimentazione infantile
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