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Corretta alimentazione: quanto ne sappiamo?

Lo scorso 16 maggio presso il Grand Hotel Ritz di Roma, si è tenuto il convegno scientifico “Alimentazione: educhiamo la famiglia?”, organizzato dalla Bios S.p.A al quale sono intervenuti numerosi pediatri e medici sensibili al problema sovrappeso-obesità in età evolutiva. Introdotta dal dott. Armando Calzolari (cardiologo e medico sportivo, Responsabile servizio Diagnostica Pediatrica Bios), l’iniziativa ha riscosso notevole successo, consentendo di affrontare quelle problematiche legate all’alimentazione in famiglia da diversi punti di vista. Il convegno è stato una preziosa occasione per affrontare in maniera vincente il complesso tema dell’educazione alimentare.

Partendo dalle indicazioni del pediatra si incentiva un corretto stile di vita, in quanto è il primo e, spesso l’unico, nutrizionista del bambino e del suo nucleo familiare.  Sempre al fianco del pediatra delle famiglie, i nostri specialisti sono intervenuti per offrire da diversi punti di vista delle risposte concrete sul problema alimentazione.

Scoprite con noi cos’hanno detto ai medici e al pubblico intervenuto, iniziando dalla Dott.ssa Sara Campolonghi (psicologa e coach alimentare),  che è intervenuta dopo i saluti e l’introduzione del Dott. Armando Calzolari.

“Aiutare le famiglie a cambiare le proprie abitudini alimentari e lo stile di vita non è semplice: ci si scontra con abitudini e credenze consolidate negli anni, idee e sistemi familiari complessi e difficili da modificare, conoscenze falsate dalle informazioni dei media, e molto altro. Per fare questo il pediatra in primo luogo, e così il medico o il professionista della salute, non può limitarsi a dire ciò che si dovrebbe fare, perché sapere le cose non significa poi riuscire a farle e mantenerle nel tempo in autonomia. Non è efficace imporre prescrizioni o diete tout court, poiché rimarrebbero qualcosa di estraneo alla quotidianità di quella famiglia e per questo faticose da seguire e poco sostenibili nel tempo. Perchè ogni persona, ogni famiglia – prosegue la dott.ssa Campolonghi – è un mondo a sé, con le proprie abitudini, idee, socialità e possibilità differenti e con una propria disponibilità al cambiamento”.

Come si può rendere maggiormente consapevoli le famiglie su questo delicato quanto fondamentale tema?

“Per mantenere viva la compliance occorre accompagnare gradualmente la famiglia verso un’appropriazione autonoma e consapevole di pratiche quotidiane differenti in una prospettiva di processo e non di risultato, aiutando a sostituire un pò alla volta le precedenti cattive routine e costruendone di nuove, trovando in esse non deprivazione o sacrificio ma piacere, benessere e soddisfazione. Per costruire salute non serve dare soluzioni definitive, ma occorre fornire ai genitori gli strumenti per educare i propri figli alla salute dal principio, diventando essi stessi modelli e stimolo durante le attività quotidiane, la spesa, la preparazione dei pasti, la scelta delle attività nel tempo libero insieme.

L’ascolto, il giusto modo di comunicare e incoraggiare, la valorizzazione dei successi parziali e l’utilizzo delle difficoltà e degli errori come indicatori utili su come proseguire, sono strumenti fondamentali sia per il medico che per il genitore al fine di ottenere risultati nel tempo, e coltivare la salute ed il benessere quotidiano in modo autonomo e piacevole.
Pertanto, parlando non più di semplice patologia ma di stile di vita, diventa fondamentale il lavoro di team e di un intervento multidisciplinare, così come l’utilizzo delle nuove tecnologie e di attività formative pratiche, al fine di “entrare” nelle case delle persone e gestire tutte le componenti in gioco con un aiuto concreto ed efficace a 360 gradi”.

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Un momento del convegno che si è svolto a Roma, lo scorso 16 maggio.

Dal punto strettamente alimentare il Dott. Giorgio Pitzalis (gastroenterologo pediatra), ci ha ricordato come in campo pediatrico, l’Italia resta ai primi posti d’Europa per l’eccesso ponderale infantile. 1/3 dei bambini in età scolare è sovrappeso o obeso (fonte: Osservatorio Okkio alla salute).  Inoltre, il 50% degli adolescenti obesi tende a diventare un adulto obeso. Non vanno dimenticate le conseguenze sul piano emotivo e sociale dell’obesità, tra cui bassa autostima e ridotte relazioni sociali. I bambini obesi sono a rischio di stigmatizzazione ed esclusione sociale, con conseguente maggiore rischio di abbandono e/o basso rendimento scolastico, che può condurre, in seguito, a una ridotta stabilità occupazionale e più basso livello di retribuzione salariale.

Infine, con il Dott. Danilo Fintini (endocrinologo pediatra), si è ribadito come nel nostro Paese già da tempo si è evidenziato l’aumento di patologie dovute all’obesità e al sovrappeso e tali patologie stanno anticipando sempre più la loro comparsa in età pediatrica. Alcune alterazioni metaboliche come il diabete mellito di tipo II, la steatosi epatica erano fino a qualche anno fa retaggio dell’età adulto-senile, mentre negli ultimi anni tali patologie sono purtroppo sempre più spesso riscontrabili in bambini in età scolare e prescolare.

L’incremento del fenomeno sovrappeso-obesità in età pediatrica ha portato ad una serie di valutazioni scientifiche che hanno dimostrato ormai un legame diretto tra l’aumento di peso e patologie metaboliche e cardiovascolari precoci nell’ambito di quella che è definita sindrome metabolica. Nel bambino tale “sindrome” è caratterizzata dalla presenza di una circonferenza vita >90° centile associata a due alterazioni della pressione, del colesterolo o trigliceridi (tali valori sono differenti nelle varie età).  La circonferenza vita, infatti, è dimostrato essere un ottimo indice indiretto del grasso viscerale e quindi della presenza e dell’entità di resistenza insulinica. Tale resistenza insulinica è alla base dello sviluppo della patologia metabolica legata all’obesità infantile e da vari studi correla anche con il rischio di sviluppare steatosi epatica (NAFLD/NASH) in giovane età, ipertensione arteriosa e alterazioni glicemiche fino al diabete mellito di tipo II. Recentemente è stato dimostrato che i bambini obesi e sovrappeso, con e senza NAFLD hanno, inoltre, segni precocissimi di disfunzione ventricolare e atriale cardiaca e alterazioni della performance cardiovascolare e del fitness. Tutte queste alterazioni possono diventare irreversibili se non prevenute in età pediatrica e possono portare il bambino obeso a diventare un adulto obeso e “malato” con rischio cardiovascolare precoce.

L’unico mezzo di prevenzione ad oggi disponibile di fronte a questa pandemia, è l’educazione delle famiglie e dei bambini/ragazzi ad una alimentazione sana, equilibrata e normocalorica e ad una attività fisica e motoria costante e continua, secondo i regimi consigliati dai LARN recentemente aggiornati.
Per ottenere un risultato a lungo termine i bambini e la famiglia devono essere seguiti in modo multidisciplinare dal pediatra curante e da specialisti nella nutrizione, psicologia e endocrinologia e cardiologia dove necessario.