Vaccini e malattie infettive : parliamone
I progressi della cultura non seguono quelli dello sviluppo economico. È stato un tema caro a Pasolini, che guardava al nostro Paese e alle gravi distorsioni sociali che lo caratterizzavano nel suo tempo. Ma poco è cambiato. Cosa significa ricorrere a queste affermazioni parlando dei vaccini e malattie infettive ? Semplicemente significa continuare una battaglia antioscurantista che può essere considerata l’epifenomeno di una ridotto approccio alle elementari conoscenze di base. L’umanità ha sempre avuto tre elementi con i quali fare i conti:
- la povertà con la fame,
- le malattie e le malattie infettive in particolare,
- la guerra.
Malattie infettive- cenni storici
Guardiamo alle malattie infettive. Ragioniamo su alcuni punti, tanto per avere qualche esempio. Nel 1330 compare la morte nera, causata dal batterio Yersinia pestis. Si stima che siano morte tra i 100 e i 200 milioni di soggetti nei territori euroasiatici. Nel 1520 i soldati spagnoli che sbarcano in Messico diffondono il vaiolo. La popolazione si dimezza. Gli uomini del capitan Cook, nella seconda metà del Settecento arrivano nelle Hawaii e introducono nuovi patogeni sconosciuti in quei territori (virus influenzali, tubercolosi, lue). Nei primi anni del XX secolo circa un terzo degli individui in età pediatrica moriva prima di raggiungere l’età adulta. Al termine della Ia Guerra Mondiale circa 50 milioni di persone muoiono per l’influenza spagnola. Non stiamo parlando di date lontane. Poi compaiono i vaccini, gli antibiotici e si assiste a un miglioramento della qualità della vita (uso dell’acqua corrente, riscaldamento, igiene ambientale diffusa, disponibilità di cibo ). La specie umana si dedica così più tranquilla allo sviluppo “economico”, conquista (?) la luna, ottimizza i trasporti, introduce una rete mondiale di comunicazioni, “globalizza”. Forse dimentica (non tutti per fortuna), che nel 1967 ancora 15 milioni di persone erano colpite dal vaiolo e che circa 2 milioni morirono. Ma una campagna di vaccinazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha permesso l’eradicazione della malattia. Ora nessuno si vaccina più perché il virus non c’è. Liberi.
Ma i problemi non si fermano con il vaiolo. Per venire ai nostri giorni ricordiamo la SARS, l’influenza aviaria e quella suina e il recente episodio di Ebola. La nostra specie ha elaborato comunque con buona efficacia sistemi di contenimento di queste patologie infettive e molte altre sono sotto controllo perché i sistemi vaccinali sono ora imposti per legge.
In conclusione
Non è accettabile che si continui con ostinazione e protervia a sostenere che i vaccini sono rischiosi o addirittura dannosi. Ormai sono in atto campagne delle varie istituzioni pubbliche che cercano di contenere questa aggressione all’intelligenza, ma non dobbiamo fermarci. Quale sviluppo economico può favorire il progresso se un’informazione preconcetta finisce con l’essere l’unico approccio “culturale” di chi non è in grado di discernere su temi che non conosce? Parlare dei vaccini da profani non è la stessa cosa che suggerire all’allenatore di una quadra di calcio la migliore formazione per il campionato. L’informazione va controllata, gli errori vanno sottolineati e i rischi affrontati, ma pensiamo soltanto a come andiamo in crisi se all’improvviso manca l’acqua o non c’è più la luce in casa. Il futuro è nei vaccini, piaccia o non piaccia.